Immagini migranti

Laboratorio espressivo a partire dal libro Migrando di Mariana Chiesa Mateos, publicato da Orecchio acerbo.

Uccelli migratori. Alberi con rami, e radici, famigliari. E l’acqua. L’acqua del grande oceano mare che sostiene, separa e unisce speranze, terre e destini. Quelli di chi insegue sogni e quelli di chi viene inseguito. La storia, le storie, di due migrazioni. Quella lontana degli inizi del novecento, quando bastimenti carichi di italiani, spagnoli, irlandesi, tedeschi, polacchi, francesi lasciavano i porti europei per attraversare l’oceano e raggiungere le Americhe. E quella vicina, di oggi, dove carrette del mare solcano il mediterraneo colme di magrebini, eritrei, curdi yemeniti, sudanesi, pakistani per raggiungere le coste europee. Un libro senza parole. Per lasciare alla sensibilità di ciascuno l’epilogo della storia. Un libro delicato e al tempo stesso forte e concreto. Concreto come l’esperienza di Mariana Chiesa – nipote di emigranti spagnoli in Argentina e migrante lei stessa dall’Argentina alla Spagna, fino all’Italia – che nei tratti dei clandestini che si affacciano sulle coste europee rivede il profilo del vecchio bisnonno.

Il libro permette di essere letto da entrambe le parti e da qualsiasi pagina.
Questa apertura può prendere in contropiede le persone, ma invece offre loro la possibilità di cominciare quel viaggio: ognuno di noi ha camminato con una valigia vicino.
La possibilità di empatia permette ad ognuno di noi di “fare proprio” il libro e le sue immagini.

Da questa esperienza impariamo che è possibile lavorare con le pagine sciolte in modo che possano essere messe in fila anche diversamente oppure le immagini stesse possono essere manipolate: si può disegnare con le forbici ritagliando le parti che interessano maggiormente per rimontarle in nuove composizioni visive.
È interessante dare a studenti, educatori e insegnanti la possibilità di inserire anche elementi propri:

  • si può fare con una carta semitrasparente, “carta architetto” che permette di ricalcare i disegni per poter a quel punto costruire le proprie immagini migranti;
  • si può usare la carta carbone, tecnologia antica ma molto affascinante anche per il tipo di segno che lascia;
  • un piccolo specchio: all’improvviso appare il tuo volto. È una sorpresa visiva e silenziosa, che porta le persone a vedersi nel loro collage.

Possono essere realizzati:

  • poster per una campagna “narrativa”;
  • nuovi libri, con lo stesso titolo come vincolo: si stampano dei fogli A3 e li si taglia in un formato orizzontale, stretto e lungo. C’è stampato solo il titolo e viene piegato a soffietto;
  • Una stop motion usando l’applicazione iStopMotion che permette in modo facilissimo di creare stop-motion con le carte ritagliate.


Esempi realizzati durante la formazione del progetto #SilenceHate a Catania e Napoli, 2018

Abbiamo utilizzato questo approccio, ad esempio, durante la formazione per insegnanti tenuta a Catania.